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Una cosa che ci ha aiutato molto, soprattutto con Figlia No. 1 (Emma, quella grande), è stata l’esserci dati una struttura, flessibile quando serve, ma che comunque potesse aiutare lei e noi a “incasellare” un po’ meglio la nostra vita. Nulla di militaresco o eccessivamente draconiano, solo linee guida semplici legate ad orari o abitudini che potessero guidarli (e guidarci) tra le più disparate attività.
Banalità eh? Tipo che non si prende un gioco nuovo se non si sistema quelli in giro, o che se ci sono ospiti e amici la TV è off limits, o ancora che se vogliono portare qualcosa in giro, lo devono preparare e averne cura loro, accettando che possa rovinarsi o perdersi. Banalità, dicevo, che però ci hanno aiutato ad avere uno schema comportamentale utile per certi contesti e che soprattutto iniziasse a creare un nesso tra quello che si vuole e quello che si deve fare per ottenerlo. Se per caso siete genitori, niente di tutto questo vi è nuovo.
Per questo motivo, quando abbiamo visto in loro il desiderio di far diventare i videogiochi un’attività più costante, abbiamo pensato a come introdurli in modo che non si passasse da zero a cento nel giro di poche ore. L’idea è che il videogioco diventi qualcosa che loro sanno di poter sì fare sempre, ma all’interno dei limiti che ci siamo dati. Prima però di parlare di questi limiti forse ha senso porsi un’altra domanda: ma va bene farli giocare? Io ovviamente la mia risposta ce l’ho già (e non è “alla loro età già mi facevo i chiusoni col Game Boy, cosa vuoi che sia”), ma ho cercato un’opinione un po’ più informate e autorevole della mia, che è a fatica informata figuriamoci autorevole. Elena Del Fante, che fa la psicologa e che si occupa proprio dell'uso dei videogiochi come strumento educativo, terapeutico e di potenziamento cognitivo, deve aver intercettato un filo di ansia in me, e mi ha intanto rassicurato sul fatto che intanto sia abbastanza normale volerci andare con i piedi di piombo (diciamo che la sua formulazione era più complessa, questa è una mia interpretazione), ma soprattutto che alla fine i videogiochi non sono niente più che «strumenti, e il loro impatto dipende interamente da come vengono utilizzati». Il consiglio della Dottoressa Del Fante è intanto quello di introdurli in maniera graduale rispettando i limiti della bambina o del bambino (✅), non superare le due ore al giorno intervallando delle pause (✅), e trovare dei momenti ricorrenti da dedicare al gioco, evitando le ore serali (✅ ma con un po’ meno di convinzione, perché la partitina dopo cena ogni tanto ce la facciamo).
Rispetto a quello che mi ero immaginato, tutto bene.
«Il consiglio più importante di tutti», dice sempre Del Fante, è «parlate e giocate con i vostri figli. Mostrate interesse per ciò che fanno: chiedete loro perché giocano, cosa li appassiona, con chi interagiscono, cosa provano e pensano mentre giocano. Questo vi permetterà di diventare un punto di riferimento solido e presente nella loro esperienza a cui accorreranno nei momenti di bisogno. Inoltre, perché no, si può imparare molto su una persona durante un’ora di gioco, spesso più che in altre attività».
E quindi insomma, partiamo con tutto quello che serve sapere riguardo alle regole che ci siamo dati.
Dove
L’accesso alle console o al cabinato di casa i miei figli già lo avevano, ma ho voluto fare un passo ulteriore e regalargli una console che fosse solo loro. Ho quindi recuperato due Switch Lite usate (una è turchese e l’altra gialla), ho creato due account Nintendo che ho collegato al mio (su come si imposta il Filtro Famiglia di Switch parleremo più nel dettaglio nelle prossime settimane) e gliele ho regalate per Natale. Perché due? Perché qualunque genitore che ha due figli vicini di età sa che un solo oggetto ambito in casa è fonte di infinite urla e litigi, e potendone prendere due, abbiamo deciso che forse era la cosa più comoda. Gestire due console ha sia dei pro che dei contro:
Pro:
Non si litiga per l’accesso ai giochi.
I bimbi sono responsabilizzati dall’avere un oggetto così prezioso che possono sentire proprio.
Imparano, almeno nelle intenzioni, che devono saperlo gestire, il che vuol dire non lasciarlo in giro, prepararselo quando serve, tenerlo pronto e carico.
Ognuno (ci torniamo dopo) può scegliere i suoi giochi, così che se non sono dei tordi non scelgono la stessa cosa e hanno accesso a un numero maggiore di videogiochi diversi.
Contro:
Non ci crederete, ma due console costano ben il doppio che una.
Quando le cose non vanno come devono, ne trovate disperse per casa due, non una.
L’account Nintendo non permette di giocare in due contemporaneamente su console legate allo stesso account (del dedalo di limiti, impostazioni, chi-può-giocare-dove-e-a-cosa ne parlerò tra l’altro prossimamente), e ci sono anche una serie di ulteriori limitazioni più che legittime che rendono però il tutto quantomeno macchinoso).
Quando si gioca tutti insieme (il che vuol dire che loro giocano e io sono in zona a guardarli e aiutarli nel caso serva), è matematico che entrambi abbiano bisogno di aiuto contemporaneamente, portando la quantità di decibel a livello di guardia.
Infine, perché Switch? Intanto perché ci sono i giochi Nintendo, che sono perfetti (il più delle volte) anche per loro, e poi perché Switch Lite rispettava tutti i miei criteri di ricerca: economica, solida, portatile. Giocheremo insieme ovviamente anche con altro (già lo facciamo), ma come prima console mi è sembrata una scelta sensata.
Come
Le Switch sono loro, quindi possono tendenzialmente giocarci quando vogliono. Ci sono però delle situazioni in cui abbiamo deciso (anche con i bambini, a cui abbiamo spiegato bene queste regole e il perché ci sono) che se anche si può, è meglio non farlo, come quando ci sono gli amici a casa, prima di andare a scuola o prima di aver finito i compiti. In questa prima fase siamo anche tutti d’accordo che è meglio farlo quando ci sono io a portata, sia perché c’è genuino interesse nella cosa (mio nel vedere cosa e come lo fanno, loro nello spiegarmi cosa stanno facendo), sia perché nel caso fossero in difficoltà li posso aiutare. Se però un giorno proprio non resistono e vogliono fare da soli, possono farlo, mettendo in conto che non avranno supporto e che non ci saremo a gioire con loro quando sorpassano un livello. In questo primo (quasi) mese, mi hanno sempre aspettato.
Quanto
Adesso possono giocare 30 minuti al giorno. Di seguito o separati, ma non di più. Il tempo poi non è cumulabile: se un giorno si salta perché non avevano voglia (non è ancora mai successo) o perché non si è potuto, il giorno dopo saranno comunque 30 minuti. Non è tanto, lo so, e molto probabilmente più avanti si alzerà, ma al momento è una cifra che li soddisfa, anche perché siamo d’accordo che nel caso il timer finisca in un momento molto concitato o importante, d’accordo con me, possono arrivare alla fine della loro attività (una scena di intermezzo, uno scontro impegnativo o una sezione di piattaforme in cui stanno magari faticando).
Come funziona con i giochi?
Di gran lunga la parte più complicata. Ovviamente in casa ce ne sono tanti, ma volevo che i bimbi iniziassero intanto con qualcosa che fosse alla loro portata, ma soprattutto con poca roba, perché non iniziassero da subito a dover essere angosciati dal backlog (un concetto molto presente nei videogiocatori che è il loro equivalente della FOMO, cioè quell’impulso al non doversi perdere nulla, a costo di fare tutto male). Mi sono mosso allora così: ai miei tempi, quando si comprava una console, ci si trovava solitamente un gioco dentro (nel mio SEGA Master System c’era Hang-On), e così ho fatto con le loro Switch, scegliendoglielo per loro. In aggiunta, loro se ne sono potuti scegliere un altro tra i miei. Entrambi i giochi, e questa è una regola fondamentale, sono gli unici a cui possono giocare per tutto il mese, alla fine del quale possono scegliere se continuare con entrambi o sostituirne uno “scambiandolo” con uno dei miei (adatto a loro, ovviamente). Poi ovviamente possono giocare a cose diverse con me sul televisore di casa, come per esempio Mario Party Jamboree o Just Dance, ma i “loro” giochi possono essere, almeno in questa fase, solo due.
E quindi, alla fine la situazione è questa:
Figlia No 1 (Emma, 7 anni):
Quello che ho scelto io: Sonic Mania (sia perché è in una fase in cui le piace Sonic, sia perché il platform 2D aiuta molto a impratichirsi con il mezzo).
Quello che ha scelto lei: Super Mario Odyssey. Che non è più difficile di Sonic Mania, ma aggiunge la complessità del movimento 3D e soprattutto della gestione della telecamera. Ma era determinata e abbiamo deciso che valesse la pena provarci.
Figlio No 2 (Elia, 5 anni):
Quello che ho scelto io: I Puffi: Missione Vilfoglia (un tie-in senza pretese, ma i Puffi sono al momento una delle sue cose preferite). Che a ragion veduta non è stata una scelta felice, perché muovendosi in un ambiente 3D impone una certa capacità di gestire la telecamera, che Elia nei primi giorni non aveva. E ancora non ha, almeno non del tutto, ma anche lui è determinato e si sta impegnando molto.
Quello che ha scelto lui: Pokémon Let’s GO Eevee, con l’idea di giocarci sempre insieme a me.
Ma alla fine, come sta andando? Settimana prossima metteremo in fila le loro opinioni e le mie impressioni, cercando di capire se gli piace quello che stanno facendo e se vogliono tenere i loro giochi o prenderne uno nuovo tra “quelli di papà”. Come si chiama questo momento che vivremo una volta al mese? Ovviamente nel modo più cialtrone possibile, e cioè “Il falò del confronto”.
Presto qua e su Final Round
Prima di salutarci a settimana prossima vi lascio con un elenco non definitivo di quello che succederà in questo spazio nelle prossime settimane:
5 febbraio: il primo Falò del Confronto, l’appuntamento mensile centrale di questo progetto.
12 febbraio: cose che servono sempre, come sapere a cosa servono i sistemi di classificazione come PEGI o ESRB.
19 febbraio: le loot box, la ludopatia e quello che c’è da sapere senza radicalizzarsi.
5 marzo: il secondo Falò del Confronto (come avrete intuito, è uno al mese).
Più avanti:
sistemi che aiutano a far giocare i genitori quando il televisore di casa è occupato.
giochi da fare insieme e non necessariamente davanti alla TV, come Pokémon GO o Mario Kart Home Circuit.
Gli elefanti nell’armadio: Minecraft, Fortnite, Roblox e in generale i giochi che sono anche piattaforme.
I giochi di ruolo, magari con Giada Taribelli (@giadadiruolo), che ho già importunato con qualche domanda.
C’è un grosso problema con le community online dei giochi, che non è solo imputabile alle mele marce.
Tutto quello che ancora non ho pensato.
Il falò di confronto 🔥🤣
È molto interessante il lavoro di ricerca e divulgazione che stai facendo. Ho due bambini, il più grande di quasi 7 anni e la più piccola di 2 (quindi per lei è ancora presto per ora prende il pad scollegato per far finta di giocare quando il grande gioca). Il grande gioca con la mia vecchia Switch non oled ma resta una mia proprietà e scegliamo insieme i giochi ma ne inizia uno nuovo solo se ha finito il vecchio. Anche lui appassionato di Sonic come la tua più grande e dopo aver visto il film di sonic 3 è diventato fan di Shadow. Lette un po’ di recensioni allora ho preso sonic shadow generation e devo ammettere che si sta divertendo molto. Lo trovo un bel gioco rispetto a quelli usciti di recente per il porcospino blu. Te lo consiglio per tua figlia. Anche io come te gli permetto di giocare massimo 30 minuti al giorno e non tutti i giorni (quando ha altri impegni come lo sport o altro non abbiamo il tempo visto che dopo cena non lo lascio videogiocare).